Presidenza diocesana della Gioventù di AC (1931 - 1945)
La chiamata a impegnarsi nella Gioventù Cattolica milanese, arriva da una persona a cui Lazzati non può dire di no: don Ettore Pozzoni,
il suo primo catechista alla Santo Stanislao; don Pozzoni era Assistente diocesano della Gioventù Cattolica e aveva bisogno di qualcuno che si occupasse,
su base diocesana, degli studenti iscritti all'associazione.
Ma il progetto non era quello di avere un nuovo Delegato diocesano degli studenti ma fare di Lazzati il Presidente
della Federazione diocesana della Gioventù Cattolica;
progetto che matura non molto dopo nell'Assemblea federale del 13 maggio 1934 che elegge Lazzati Presidente Diocesano.
È in questo periodo che Lazzati si rivela un vero leader e dimostra di avere uno speciale carisma educativo.
Il suo è un impegno attivo, da vera guida dei giovani, cui indica che per farsi santi, ossia per assumere con responsabilità quello che la vita comporta, basta seguire quanto la Chiesa da sempre indica: la frequenza ai sacramenti, la preghiera, la pratica delle virtù e l’affidamento a una guida spirituale esperta.
Ed è a partire da quegli anni che, per oltre mezzo secolo, Lazzati ha approfondito una doppia intuizione: quella della responsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondo e quella del valore cristiano nella realtà secolare.
Della sua esperienza di Presidente Diocesano della Gioventù di Azione Cattolica ha lasciato una bella testimonianza Mons.
Pietro Zerbi che lo conobbe allora. Egli ha scritto: "Volendo indicare i tratti fondamentali ed anche i punti di forza della
presidenza di Lazzati, comincerei dalla fede. La sua opera di formazione dei giovani cominciò sempre di lì. Voleva una
fede forte e consapevole, nutrita di studio teologico, proporzionato alla cultura del singolo si intende - ma seria e approfondita.
Come tutti i formatori di anime giovanili, egli aveva perfettamente capito che quello, e solo quello, è il problema fondamentale,
risolto il quale tutti gli altri si sciolgono, mentre là dove manca tale premessa, nulla sta in piedi a lungo andare".
E ancora: "Quando rievoco, prima di tutto per me, una personalità di cristiano, mi piace conoscere, se la cosa è possibile,
come pregava; come parlava con Dio, prima che con gli uomini. Posso annotare pochissimo su questo punto; anzi, una cosa
sola: l'impressione ricevuta da Lazzati immerso in solitaria preghiera, che ebbi più di una volta alle "quattro giorni",
è una delle più vive e profonde che lui abbia avuto. Non so se mi sia mai accaduto di vedere un uomo pregare così.
La parola umana qui non può soccorrere, dirò soltanto che non mi
meraviglierei di sapere, un giorno, che egli era giunto, nell'orazione, ad un grado molto alto di unione con Dio".
Giuseppe Lazzati presidente diocesano della GIAC di Armando Oberti