Giuseppe Lazzati logo

Ambrogio Bosisio

Ambrogio Bosisio

Monza 30 dicembre 1934 – 1973 - 23 maggio 2024

Ambrogio diviene orfano di padre in gioventù e spende molto del suo tempo ad assistere con la madre, due zii in precarie condizioni di salute. In seguito si dedicherà anche alla cura della mamma e dopo la sua morte, lascerà la storica casa ai nipoti, collaborando nei lavori di ristrutturazione.
Dopo la licenza elementare e la terza media iniziava ben presto a lavorare come operaio nella ditta “Meccanica Lombarda” di Monza. Studiando alla sera conseguì il diploma di disegnatore meccanico al quale aggiunse anche un corso, anch’esso serale, di statistica condotto presso l’azienda “Elesa” di Monza (settore Termoplastici) venendo dalla stessa assunto per lavorare nell’area controllo della produzione fino a diventare responsabile del reparto stampaggio materie plastiche.
Successivamente ha svolto la sua attività professionale, mettendo a disposizione con passione le sue doti pratiche, come responsabile del laboratorio presso la “Casa San Paolo” che ospitava persone dimesse dal carcere e dagli istituti psichiatrici. Qui ebbe modo di avvicinare Angelo Viganò, membro dell’Istituto, che dirigeva la casa e, attraverso lui, venire a conoscenza della nostra vocazione.
Pur non partendo da un’esperienza ecclesiale particolarmente “impegnata” come altri giovani, ma certamente con radici cristiane autentiche e solide amicizie, con gioia intraprendeva nel 1969 il cammino formativo dell'Istituto. Nella domanda di ammissione scriveva : “consapevole della mia pochezza, non nascondo di sentirmi un po' incosciente ad avviare una così dura strada di vita; contando ed affidandomi più sulla grazia che sulle mie doti, fiducioso di riuscire in questo mio desiderio".
Ambrogio è stato una persona semplice, ma, come è stato ricordato ai funerali, ha fornito una grande testimonianza di vita donata. Più che occuparsi di sé si è sempre reso disponibile per il bene degli altri, dei familiari, delle persone con le quali e per le quali ha lavorato, dei bambini della “Piccola opera per la salvezza del fanciullo” di Monza dove ha prestato attività di volontariato.
Con la passione della meccanica manteneva e conservava in vita una “Autobianchi Bianchina”, una piccolissima auto che fece la sua prima comparsa nel 1957; per Ambrogio era motivo di gioia quando poteva esibirla nei raduni delle auto d’epoca.
Negli anni della pensione ha collaborato per migliorare l’operatività dei processi di lavoro in una cooperativa sociale di assemblaggio (“Il Salterio”); oltre a questo trovava anche il tempo per aiutare in tante iniziative parrocchiali.
È stato un uomo mite, che si è affidato sempre più al Signore e alla sua iniziativa, infatti la sua preghiera è cresciuta nel tempo in sintonia col suo spendersi per il prossimo.

 

. top | . backpage