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Antonio Frigerio

Antonio Frigerio

Saronno 4 giugno 1928 – 1952 – Saronno 15 aprile 2023

Dopo il diploma in Ragioneria e la laurea in Economia e Commercio iniziò a lavorare come impiegato negli uffici dell’Amministrazione Provinciale di Varese e di Milano. Successivamente si trasferì a Firenze presso la Scuola nazionale di formazione della Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori, accogliendo la richiesta di un suo amico e concittadino economista Luigi Ferrario, di cui aveva grande stima, per occuparsi della formazione dei futuri sindacalisti che avrebbero operato su tutto il territorio nazionale.
Terminata questa importante esperienza riprendeva il lavoro presso il Centro di documentazione “CEDOC” della Provincia di Varese per poi proseguire il percorso professionale come ricercatore economico-sociale fino a diventare Direttore dell’Ufficio di Ricerche Economiche e Statistiche in Varese per lungo tempo. Per evitare il pendolarismo giornaliero acquistò un mini appartamento a Varese che, dopo esser andato in pensione, donò all’Istituto. Accanto al lavoro per diversi anni ha svolto l’incarico di Consigliere amministrativo per l’Ospedale di Saronno.
In gioventù Antonio si era formato cristianamente nell’Azione Cattolica; proprio attraverso questa associazione fece conoscenza del Prof. Giuseppe Lazzati e successivamente dell’Istituto. Ricco è lo scambio epistolare con il nostro fondatore, fatto di reciproche attenzioni e di sproni per progredire e perseverare nella vocazione.
Per circa quindici anni, dal 1975 al 1991, si è dedicato all'Anno di Spiritualità, ovvero i giovani che riflettono sul loro cammino vocazionale, prima di intraprendre il periodo di formazione che precede l'ingresso nell'Istituto.
L’importanza della formazione era per Antonio, una predisposizione personale, ulteriormente acquisita e rafforzata nella competenza professionale, strutturalmente legata in lui nella riflessione della nostra esperienza vocazionale, nel binomio consacrazione e secolarità. Appassionato e curioso, ricercatore e studioso di politica, economia, lavoro, degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, riteneva fondamentale e indispensabile per il laico consacrato essere adeguatamente “attrezzato” e formato per vivere in pienezza la vocazione di consacrazione laicale, in un mondo in continua evoluzione. Soleva dire che senza il necessario studio e un attento discernimento della realtà secolare il nostro agire potrebbe perdersi, la nostra azione avere scarsa incidenza nella costruzione di un mondo migliore secondo le intenzioni di Dio. Rifuggiva da uno sbilanciamento troppo spiritualista della nostra vocazione, senza un’adeguata attenzione alla dimensione dell’impegno secolare.
Amava l’Istituto e il suo fondatore; aveva censito tutti i testi della biblioteca Lazzati all’Eremo San Salvatore sopra Erba. Negli ultimi anni, a causa di alcuni acciacchi, rinunciò a partecipare agli incontri di Comunità, non voleva essere motivo di peso sui fratelli.

 

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