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Giovanni Rossotti

Giovanni Rossotti

Milano 7 gennaio 1926 – 1953 - Bordighera 23 settembre 2010

Conseguito un diploma di Istituto Tecnico Inferiore, uno dei suoi primi impieghi fu quello di lavorare e produrre oggetti in pelle.
Nel 1968, la facoltà Teologica dell’Italia settentrionale chiede al prof. Lazzati una persona come bibliotecario ed economo; Giovanni svolgerà questo lavoro con competenza e passione sino alla pensione. Molti fra i dipendenti e gli insegnanti della Facoltà sono rimasti in contatto e continuavano a rivolgersi a lui per pratiche amministrative, cosa che sapeva fare con diligenza e precisione.
Giovanni amava da sempre l’Istituto e con cuore sincero ed aperto gli amici che avevano l'incarico per la guida spirituale; spesso scriveva articoli per "Comunicare", il notiziario dell'Istituto, come mezzo per restare in relazione e dare il proprio apporto di idee.
Viveva la povertà come un dovere, perché era sua convinzione che tante persone "sono realmente più povere di noi" e allora, diceva che "dobbiamo affidarci di più alla Provvidenza.."; molte persone con problemi gravi si rivolgevano a lui.
Per Giovanni, la virtù di obbedienza era molto importante, in una lettera scrive così al presidente della sua comunità:«In questi giorni la liturgia della Messa mi ha offerto, come meditazione fatta preghiera, l’episodio del re Saul rifiutato da Dio a causa della sua disobbedienza e il profeta che esce con quella terribile esclamazione: "l’obbedire vale molto di più del sacrificio". Ho pregato e prego lo Spirito perché a te suggerisca quali scelte fare nel mio cammino in fatto di obbedienza e a me fede nel "vedere", nella tua, la volontà del Signore e generosità nel compierla con gioia e amore».
Era certamente persona di grande finezza spirituale; questo ci aiuta a riflettere su questa qualità della vita nello Spirito, segno di un dono di Dio, che viene coltivato nell’unione con Lui e genera intelligenza delle cose dello Spirito e delicatezza del cuore. In un’epoca spesso segnata dall’abitudine a dire o a pensare male degli altri, ad usare parole, atteggiamenti violenti ed anche volgari, va ricordata questa esigenza della vita cristiana, che chiede trasparenza e consente alla grazia di rendersi visibile anche nel volto, nel linguaggio, nel portamento.

 

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