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Luigi Ferrario

Luigi Ferrario

Saronno (VA) 18 marzo 1921 – 1947 - Saronno 28 aprile 1985

Fin da piccolo fu la dura scuola della vita ad allenarlo precocemente alla fatica ed all’impegno quotidiano, il grigio quotidiano, che stronca i deboli ma qualifica i forti.
La prima scuola fu la famiglia: chiesa e lavoro – lavoro e chiesa e cioè i doveri dello spirito e le esigenze del corpo in armoniosa consonanza, il contorno: una povertà dignitosa ma sempre povertà, con le limitazioni che essa imponeva non solo per mangiare e vestirsi ma, anche per istruirsi. Come pochi altri della sua condizione sociale, dopo le elementari Luigi proseguì con la scuola d’avviamento commerciale nel Collegio Arcivescovile: una specie di corsia preferenziale di rapido percorso consigliata ai ragazzi di famiglie modeste che dimostravano propensione per gli studi.
Le scuole medie superiori in una scuola diurna erano una ristretta area per giovani fortunati, i giovani di famiglie operaie, se volevano, dovevano guadagnarsi un diploma in una scuola serale a Milano. Luigi fece il pendolare per cinque anni da Saronno alla città e viceversa per ottenere il titolo di perito industriale. Un’esperienza da stroncare chi non avesse il sostegno di una volontà di ferro: otto ore di lavoro in fabbrica, due-tre ore di viaggio, lezioni serali, ore di studio rubate al sonno ed alla festa. E i disagi del tempo di guerra. Ma la nervatura interiore che sorreggeva Luigi fu la formazione religiosa, alimentata e maturata nell’impegno dell’Azione Cattolica. La partecipazione diretta alla Resistenza durante i mesi dell’occupazione nazifascista fu lo sbocco coerente per una coscienza cristianamente educata come quella di Luigi: egli non era tipo di tirarsi indietro in quei momenti carichi di rischi ma, anche densi di potenzialità per il futuro che s’annunziava ormai imminente, nell’attesa impaziente che finisse la sciagurata avventura fascista.
Come figura eminente e rappresentativa del mondo cattolico saronnese, fin dall’inizio della vita democratica, a 24 anni, Luigi avrebbe potuto percorrere una strada in discesa per il successo politico: all’indomani della Liberazione, egli godeva di un prestigio indiscusso per serietà, onestà, capacità e cultura politica: quest’ultima allora rappresentava una rarità.
L’avvento della democrazia non lo aveva colto di sorpresa: egli si era preparato con letture, per quell’epoca, decisamente “all’avanguardia” in un’area cattolica che era culturalmente attardata. Ad ogni tornata elettorale, il nome di Luigi spuntava nelle preferenze di radio popolo, come una gemma in primavera che però non fioriva mai: la sua candidatura non comparve mai in nessuna lista. “Peccato che un uomo come Ferrario se ne stia fuori. Se ci fossero tanti uomini come lui in politica!”: questi erano i commenti.
Quella di essere un semplice cittadino fu dunque una scelta di vita, perché Luigi non era certamente la persona che rifuggiva dagli impegni, per inerzia o per chiusura individualistica. Ferrario si riservò consapevolmente un compito politico congeniale alla sua natura di uomo riservato, riflessivo, schivo di ogni forma di presenza pubblica: un uomo che scelse di lavorare nel silenzio, nelle retrovie, si direbbe, là dove si studiano i programmi e si approntano i supporti culturali, indispensabili per condurre un’azione politica seria ed efficace.
Si capisce così la sua attività professionale nell’ufficio Studi dell’Amministrazione provinciale di Varese e come ricercatore per conto di enti locali, il volume “la programmazione nella provincia di Varese” fu una pubblicazione pioneristica nel suo genere ed un modello di indagine scientifica di supporto all’azione politico-amministrativa.
Fu in questa direzione che Luigi visse come una vocazione di servizio per il bene comune il suo dovere di partecipazione alla politica. A conferma di questo ricordiamo che Ferrario, a pochi mesi dalla liberazione, fondò a Saronno l’Univerità Popolare, che tenne i primi corsi di inglese, di francese e di cultura civica nella sede della Scuola serale municipale.
Un fatto significativo e in certa misura emblematico per capire Luigi cittadino e presidente dell’Associazione Paolo Maruti, l’ente per la formazione culturale e professionale delle Acli saronnesi. Fuori dal suo ambiente, Luigi non era molto conosciuto, il suo nome non arrivò mai alla ribalta della cronaca cittadina.
Se il contributo della sua opera al bene comune fosse misurato dal clamore attorno al suo nome, non c’è dubbio che quello di Luigi sarebbe avvolto dal silenzio e sepolto nell’ombra dell’anonimato.
Evangelicamente era ciò che avrebbe voluto.

 

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