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Giuseppe Vassena

Giuseppe Vassena

Milano 20 aprile 1924 - 1950 - Milano 17 maggio 2014

Dopo gli studi da ragioniere fu impiegato e quindi funzionario presso una primaria società di assicurazioni.
Colpito da diverse vicende dolorose e complesse che avevano toccato la famiglia di suo fratello, non cessava di interrogarsi sulle profondità del cuore umano, per conoscere le vie più insondabili attraverso le quali quel cuore si potesse aprire alla Verità.
Così scriveva nel 1985 al Presidente dell'Istituto: "C’è da rimanere sconcertati al vedere come Dio talora al giorno d’oggi sappia ricondurre per le vie più impensate, a volte tanto lunghe e impervie, al recupero del senso di certi valori. È qualcosa che nasce dalle rovine, è qualcosa che si riscopre solo dopo essersi prima smarriti".
Da queste poche parole si riesce ad intuire con quale passione Giuseppe affrontasse le difficoltà ma assieme le possibilità nascoste del mondo d’oggi, solo apparentemente lontano da Dio.
Giuseppe aveva un comportamento signorile e garbato, non avrebbe mai potuto indugiare su beghe o chiacchiere, una riflessione che troviamo in una sua lettera del 10 marzo 1985 e che risulta non solo quanto mai attuale ma pure un monito per tutti noi, scrive:
"Certo l’inclinazione istintiva è di starcene ai margini di quel convulso agitarsi di un mondo non facile da capire, in cui non è semplice discernere ciò che volge al bene da ciò che ne allontana; e, in ordine al quale, non riesce ancora di convincerci a fondo che mettere mano, spinti dallo Spirito, alle cose del lavoro, dell’economia, della politica, del convivere civile, è operare per Dio e secondo Dio, che vuole che mettiamo mente e cuore nel fare a dovere quelle cose, non meno che nel rivolgerci a Lui perché sia nostro sostegno interiore e nostra pace. La pace e la gioia che vengono da Lui, Dio vuole siano diffuse in tutto il mondo che ci attornia […]. Si è ancora troppo superficiali nel nostro sguardo sugli uomini e sugli avvenimenti; troppo banali in certi giudizi sommari; troppo distaccati da ciò che fa problema agli uomini d’oggi. La nostra preghiera non è ancora momento che ci faccia entrare nel cuore di Dio per scoprirvi le sue attenzioni per ciascun uomo, che ci faccia andare al cuore dei bisogni dell’uomo di cui Dio vuole che ci prendiamo cura".
Nel necrologio pubblicato sul Corriere della Sera del 20 maggio la cognata Linuccia scrive: "Ha raggiunto la casa del Padre lasciando a coloro che l’hanno conosciuto ed amato l’esempio di una vita semplice ed onesta conforme ai principi della fede cristiana che l’ha sempre ispirato".

 

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