Giuseppe Lazzati logo

Antonio Veratelli

Antonio Veratelli

Vedano Olona (Varese) 28 marzo 1931 - 1957 - Vedano Olona 4 maggio 1997

Lavora come impiegato nell’economato dell’Ospedale Del Ponte di Varese.
Impegnato nell’amministrazione comunale, aveva ricoperto cariche di rilievo anche nelle ACLI nel settore specifico dei Lavoratori Frontalieri, quindi quelle di Vice Sindaco e Giudice Conciliatore di Vedano Olona.
Antonio sentiva per la comunità dell'Istituto, un forte senso di appartenenza come alla sua vera famiglia che amava di vero cuore fino a soffrirne, forse per una certa sua intransigenza ma, gioiva nel vedere i giovani che affrontavano con entusiasmo il cammino vocazionale.
Chi lo ha visitato a casa o in ospedale prima del crollo finale - e sono tanti - ben ricorderà il pressoché costante umorismo, pronto alla battuta scherzosa anche in momenti difficili.
Fedeltà alla preghiera, vissuta con rigorosità personale anche da ammalato, con la forza dell’esempio, questo esigeva anche dai fratelli che accompagnava.
Nella sua vita, Antonio ha manifestato una grande attenzione verso l'impegno vocazionale, per questa intenzione ogni giorno chiedeva al Signore il dono di vocazioni totalmente consacrate a Lui e la fedeltà per chi già si era consacrato.
La condizione di pensionato gli ha consentito di dedicarsi al sostegno di opere caritative quali la Casa di Riposo di Vedano Olona e di coltivare i rapporti umani, il suo spirito di comunione si è manifestato facendo lunghi viaggi per visitare i fratelli dell'Istituto più soli e fisicamente lontani.
Fu in durante uno di questi viaggi che Antonio, insieme ad altri amici del "lombardo-veneto", si "scontrò" con un giovane pugliese all'ingresso di una chiesa e da lì, potremmo dire, ebbe iniziò un cammino vocazionale:
Alcuni anni fa, due cari amici Antonio Veratelli e Stefano Lamperti mi incontrarono nel Santuario di S. Maria di Leuca, ultima località della Puglia, in un febbraio insolito, freddo e nevoso. Da quell'incontro nacque un'amicizia e prima di partire mi invitarono a frequentare un corso di orientamento vocazionale a Erba, al quale, data la lontananza, non avrei mai pensato di partecipare. Per motivi di lavoro, però, mi ritrovai prima a Rimini, poi a Pisa e infine a Bergamo, dove ebbe inizio un periodo di incontri per riflettere sul mio cammino spirituale, che mi portò a compiere la mia scelta vocazionale nell'Istituto.
A conferma del suo amore per i giovani, c'è il ricordo di un incontro che Antonio offrì loro, nonostante la sua malattia:
Durante il cammino formativo (chiamato aspirantato) che precede i voti si mantiene la buona abitudine di incontrare, nel corso dei ritiri mensili, un fratello dell’Istituto che si fa conoscere, racconta come nella propria vita ha incontrato l’Istituto, e dice come vive oggi il dono della chiamata ricevuta dal Signore. È un momento prezioso, perché sappiamo bene quanto l’incontro diretto con una persona possa insegnare più di molte parole.
Nel dicembre ‘96, a Desio, abbiamo invitato Antonio Veratelli. Conoscendo le sue condizioni, avevo molte perplessità, ma attraversava un periodo ‘discreto’ e dopo aver parlato con il responsabile della sua comunità, l’ho chiamato. Ha subito accettato: sapevo già che portava gli aspiranti nel cuore e loro, gli aspiranti, c’erano tutti. Erano i giorni 21 e 22 dicembre, poco prima di Natale; quello avuto con noi è forse stato l’ultimo incontro al quale ha partecipato.
Ho sentito il desiderio di scrivere queste poche righe per un sentimento di gratitudine anzitutto degli aspiranti: credo di poter dire che ricorderanno per sempre questo incontro. Antonio si era preparato bene, aveva scritto diversi ‘foglietti’, e naturalmente ci ha trasmesso il suo spirito vispo e combattivo, anche quando ha iniziato a raccontare la sua ultima parte di vita, perché, ci aveva detto: "da sei anni a questa parte siamo in due, io sono un po’ stufo e in casa, dove posso parlare in continuazione con Gesù, una volta gliel’ho detto: «senti, Gesù, è vero che bisogna soffrire, ma tu te la sei cavata con sei ore, io invece sono sei anni...»... ma poi gli ho chiesto subito scusa, queste cose non si dicono...".
Ci ha raccontato tante sue vicende, e ci ha portato diversi esempi di quello che lui diceva il suo carattere un po’ ribelle. Tra questi, ricordo l’episodio di una ‘scappatella’ fatta, da aspirante, con il maestro Dossi (una passeggiata fuori programma non completamente autorizzata), con una punizione che lui giudicava ingiusta. ‘Forse non tutti conoscono bene il Dossi’, ci ha detto, perché non sanno, ad esempio, che in quell’occasione era venuto a chiedermi scusa piangendo.
E Antonio si è messo, lui, a piangere, quando ha ricordato un altro ‘scontro’ animato avuto con Dossi. In quell’occasione, Antonio, convinto di aver ragione, era andato a letto ancora sottosopra, incapace di dormire per l’agitazione. Dopo una mezz’oretta, al buio, il maestro Dossi passa con una pila tra i letti della camerata. Antonio allora finge di dormire: Dossi si avvicina al suo letto, gli rimbocca le coperte, e... gli dà un bacio sulla fronte.. “Queste cose non si dimenticano” ci dice Antonio. Certo, non si dimenticano.
A partire da gennaio, gli aspiranti mi hanno chiesto spesso di Antonio. Sono andato a trovarlo una domenica, a Varese, dopo un ritiro. Nevicava. ‘Cosa ci fai qui?’ mi dice. ‘Sono venuto a vedere come stai, perché gli aspiranti mi chiedono di te’ Ma lui mi ha parlato non di sé, ma dell’Istituto, dell’Eremo, dei giovani, del futuro della Chiesa, di quello che Dio sta preparando per gli anni a venire, qualcosa ‘di cui resteremo stupiti, che non ci aspettiamo’.

 

. top | . backpage