La Resistenza continua
La Resistenza vinse le sue ultime battaglie armate combattute contro fascisti e nazisti, rappresentanti sul piano del concreto storico la negazione degli ideali di libertà, di giustizia, di solidarietà, di pace ai quali l’uomo aspira come al proprio naturale habitat (come il pesce all’acqua, come l’uccello all’aria libera), attratto ad essi come il ferro dalla calamita.
Celebrata la vittoria nel tripudio di quanti ne avevano vissute, in modi diversi, le gesta gloriose e, per l'immediato, risolutive, essa s'apriva, per tutti, a nuovi compiti e pesanti responsabilità.
Tutti si parlava e si parla di libertà. Ma mentre partigiani di diverse formazioni cadevano per la libertà,
senza il tempo, quasi, di chiedersi cosa intendessero per libertà, dato che nella immediatezza degli eventi tutti miravano,
come a prima meta, a liberare sé e il paese dall'oppressione nazifascista,
il significato del termine veniva assumendo profili sempre più precisi e diversi quando si trattava,
come ancora si tratta, di farne fondamento e coronamento del vivere civile ,
garantito dalla coscienza dei cittadini e dalle istituzioni, pensate a espressione e salvaguardia di esso.
Così nel faticoso cammino, di ricerca di soluzioni positive - cammino spesso condotto più all'insegna della furbizia machiavellica,
ancora troppo largamente ritenuta vera forma della politica, che non all'insegna dell'aperto e leale confronto,
e grazie anche alla condiscendenza a forme libertarie più o meno strumentalizzate in vario senso - fece capolino,
prima timidamente e poi sempre più sfacciatamente, la nostalgia per quell'apparente ordine che nella negazione della libertà per tutti concedeva ai privilegiati la licenza di fare da padroni: tale l'ordine fascista!
A rendere anche più difficile il ritrovare soluzioni positive gravava e grava sulle varie componenti politiche il peso di situazioni storiche passate: generatrici, da una parte, di un anticlericalismo e di un laicismo incapaci di accedere al senso vero della laicità dello Stato e del modo con il quale in esso si configura la libertà religiosa non solo personale, ma comunitaria; dall'altra, di residui di temporalismo e di clericalismo ancora chiusi, nonostante la proclamata giusta laicità dello Stato, a un autentico riconoscimento di libertà civili non legate a un presupposto religioso.
Oggi non si può certo dire che quegli ideali siano, almeno nella misura possibile, divenuti concreta realtà.
In certo senso, la crisi che investe il paese e che almeno in parte, si deve appunto al non aver saputo dare forma
a quegli ideali minaccia di far perdere il senso profondo di quella Resistenza cui demmo,
ciascuno a proprio modo e secondo le circostanze, parte della nostra vita.
Perciò sentiamo di potere, di dovere dire: la Resistenza continua!
È obiettivo suo ideare e attuare quel modello di società e di Stato che brillò con abbacinante fulgore di speranza
agli occhi di quanti accettarono di morire per esso: una società di uomini liberi e fraternamente collaboranti alla crescita
«di tutto l'uomo e di tutti gli uomini»; uno Stato capace di promuovere e garantire per tutti,
sul fondamento di un autentico pluralismo culturale e di un operante solidarismo,
quella crescita riconosciuta quale diritto e attuata come dovere.
Il perseguire tale obiettivo esige le virtù che sostennero la resistenza contro il fascismo:
esige convinzione, pazienza e coraggio.
Ma esige anche che esse siano impiegate in modo diverso da quello usato allora.
Esige, cioè, che esse siano messe a servizio di un costume morale e di una intelligenza
creativa capaci di inventare le nuove forme valide a rendere concreti
i vagheggiati modelli; esige che siano così forti, da resistere a quelle concezioni di comodo pregne di individualismo,
di spirito di godimento, di orgogliose prepotenze che in radice ostacolano, prima ancora che l'attuazione,
la più precisa delineazione di modelli storici e di progetti immediati rispondenti alla situazione e alle sue reali possibilità;
esige tanta lucidità da resistere a concezioni che potrebbero sembrare facilitanti il raggiungimento della sperata meta,
mentre in realtà ne rappresentano l'allontanamento o la definitiva caduta.
La Resistenza continua. E non per pochi ma per tutti, quale che sia il settore e il livello nei quali si opera;
continua nel rifiuto della violenza; e nella volontà di confronto, leale e aperto,
con il coraggio della verità e la pazienza del mutuo rispetto.
Non gioverebbe ricordare, con partecipazione di intelligenza e di cuore,
il grande fatto della Resistenza che ci riportò a libertà, se il ripensarlo non servisse ad animare in noi
lo spirito di continuata resistenza contro ogni volontà di diserzione o di pigrizia: perché lo spazio e la sicurezza della libertà
cresca con l'attuazione di più giusti assetti sociali e politici, nella linea di quella Costituzione,
che possiamo chiamare il frutto significativo della Resistenza.
La Resistenza continua. E per i cristiani dovrebbe significare anche recupero del significato e del valore che,
in ordine alla individuazione e soluzione dei più urgenti problemi politici,
dalla promozione dell'uomo agli assetti giuridico-istituzionali,
che questa promozione garantiscono nella libertà e nella solidarietà,
sempre più assume il messaggio evangelico, quando sia vissuto e fatto comunione di vita,
quando riguadagni la sua forza di liberazione da ciò che in radice ostacola la crescita dell'uomo nella globalità delle sue dimensioni:
che è dire il suo passaggio dalla libertà di scelta, caratteristica della umana struttura,
a quella libertà morale che è misura della sua personalità e fondamento di umana convivenza, di autentica democrazia.
Testo pubblicato anche in : Giuseppe Lazzati - Laici cristiani nella città dell'uomo
Scritti ecclesiali e politici - A cura di Guido Formigoni - Ed. San Paolo