Addio a Maria Dutto

Dal 1976 al 1983 guidò l'Azione Cattolica ambrosiana; una gran donna, una laica cristiana solare.
Maria è stata davvero testimone esemplare della maternità di Dio e della Chiesa.
Una maternità tenera, premurosa, accogliente, sempre attenta alle persone nella loro singolarità.
Trasmetteva l’idea che la sua vocazione a una speciale forma di consacrazione semmai arricchiva e dilatava
la sua capacità di amare, una verginità luminosa e feconda la sua.
Lei, donna di fede profonda, cattolicissima, fu sempre immune dal clericalismo: dotata di grande apertura mentale (leggeva molto, in particolare romanzi), Maria si è misurata con il movimento delle donne sviluppatosi altrove, dentro le culture laiche, nel segno di quella cristiana laicità che era stigma della sua vocazione e tratto caratteristico dei veri cristiani.
E tuttavia, pur interloquendo con il femminismo e dunque nutrendo un giusto sospetto verso la rappresentazione convenzionale e mielosa del genio femminile, Maria fu profondamente donna, con il carisma delle relazioni personali, con la cultura della cura e della dedizione riservata a tutte e a ciascuna persona che incontrava nel suo cammino.
Compresa la cura di sé, del suo aspetto, della sua femminilità. Anche per mostrare che le donne fedeli e pie non devono trascurare la cura della propria persona, per rispetto della dignità propria e altrui.
E per smentire che, per amare Dio e la Chiesa, si debba essere e mostrarsi disadorni. Dunque, maternità, laicità, cura per le relazioni.
Senza bisogno di scomodare la teologia – la maternità di Dio, il principio mariano nella e della Chiesa,
le icone della comunità cristiana come famiglia e casa informate alla carità fraterna – Maria ne ha offerto una esemplare e luminosa testimonianza lungo l’intero arco della sua vita.
Maria Dutto conobbe Giuseppe Lazzati e ne parlò in un articolo dal titolo Un uomo libero,
pubblicato da "In Dialogo" il 5 luglio 1986 e in seguito nel volume "Giuseppe Lazzati: vivere da laico" dalla Editrice AVE
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